Dalla foresta al consumatore: come scegliere il legno sostenibile

Produzione del legno e sostenibilità ambientale sono conciliabili? La risposta è sì, è possibile. Ci spiega come funziona dall’interno il commercio del legno responsabile e come fare per tutelarci in qualità di consumatori l’ing Alberto Seralvo, amministratore delegato di G. Seralvo & Figli, impresa leader nella lavorazione e nella vendita di legni pregiati proveniente da tutto il mondo.

 

Per ottenere il legno si tagliano le piante, fonte d’ossigeno e presidio fondamentale per la vita e la biodiversità sul Pianeta. Perché dovremmo considerarlo una risorsa sostenibile?

Il taglio è sostenibile quando è legale, quando riguarda soltanto le piante più mature e nelle quantità che sono compatibili con il naturale rinnovamento della foresta. Furono i Re francesi del 1750 tramite l’illuminato legislatore Colbert a scrivere e a far applicare le prime leggi forestali che conciliavano le esigenze di preservazione delle foreste e dell’ambiente con la raccolta del legno e l’utilizzo economico delle risorse naturali.

 

Una minaccia alla sopravvivenza delle foreste è il taglio indiscriminato. Chi ci assicura che il legno sia prodotto in modo sostenibile?

Lo assicura la grande mole di documenti che un’azienda come Seralvo deve produrre per importare e trasportare legno da Paesi lontani. Il segretariato del CITES (emanazione delle Nazioni Unite, ndr) stabilisce con un comitato scientifico quali sono le quote sostenibili di taglio per le specie a rischio nei Paesi produttori. Se la partita di legno o il Paese sono fuori quota, gli uffici CITES di Ginevra e di Roma non rilasciano i documenti per l’importazione. A differenza delle merci che possono arrivare in Europa con il contrabbando, il legno è ingombrante e molto visibile nel carico di camion e navi, non elude i frequenti controlli di polizia. Come Seralvo prestiamo grande attenzione sia dove compriamo sia dove effettuiamo le lavorazioni del legno. Abbiamo interrotto la vendita del teck più pregiato usato nella cantieristica navale perché proviene dal Myanmar, un Paese che non rispetta i diritti umani.

Seralvo è un’azienda virtuosa che rispetta le leggi. Dal lato del consumatore, come si fa ad avere la certezza che un prodotto è stato fatto con legno raccolto in maniera responsabile?

Questo compito è affidato ai marchi di qualità e alle certificazioni delle filiere. In Italia si può far riferimento al marchio Verolegno che garantisce i controlli di filiera fino al consumatore, garantendo la qualità del prodotto finito. Un altro marchio di valore internazionale è FSC (FSC 100% o FSC- Controlled Wood), significativo per il legname che viene importato dall’America. Dietro la marcatura c’è un controllo rigoroso che inizia dalla raccolta in foresta e arriva alla produzione, comprendendo realtà come Seralvo e commercianti come Ikea. A livello Europeo sta assumendo rilevanza il marchio PEFC che garantisce il rispetto di standard ecologici, sociali ed etici nelle produzioni di 28 paesi, tra i quali c’è l’Italia.

Il legno è disponibile in tanti tagli di pregio e di qualità differenti. A cosa dovrebbe prestare attenzione il consumatore che ha a cuore natura e sostenibilità?

Oltre all’attenzione per le certificazioni di cui abbiamo parlato, il consumatore deve tener conto del fatto che il legno, come qualsiasi prodotto naturale, non può garantire uniformità d’aspetto e di colore. Questo riguarda tutti i tipi di legno: difetti, sfumature, colori che cambiano ne caratterizzano la bellezza e l’unicità. Se un mobile, una porta o una boiserie in legno non ci regalano le emozioni che cerchiamo, se preferiamo le superfici con venature e colori uniformi, uguali al volantino della pubblicità allora è meglio orientarci nella scelta di manufatti compositi con superfici stampate uguali a sé stesse e inalterabili nel tempo. La sostenibilità consiste, prima di tutto, nel saper fare un uso intelligente delle risorse che abbiamo a disposizione.

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